Mi sono svegliata con il magone. Il mio cuore lo sapeva prima ancora del mio cervello.
Ho acceso il cellulare e ho letto subito la notizia: la Puglia è in zona rossa.
In realtà tutta l’Italia lo è .
Mi ha invaso una tristezza, un’ansia.
Tanto malumore per quello che la mia famiglia deve ancora affrontare.
Negozio chiuso, solitudine e paura.
Quest’anno mi preoccupa più dell’anno scorso.
Forse perché abbiamo più informazioni, forse perché semplicemente siamo più stanchi.
L’anno scorso li ho visti cantare dal terrazzino, scherzarci, cucinare tante prelibatezze.
Erano loro che mi tiravano su.
Io come al solito pensavo: “Ecco il solito fantastico spirito italiano!”.
Ora so che è diverso. Sono tutti stanchi, provati.
Un anno di fatica, mille precauzioni, rinunce.
Per poi ritrovarsi come al punto di partenza, solo più amareggiati e, diciamolo, più poveri.
I miei genitori non vedono i loro nipoti milanesi da oltre un anno.
Giada da due.
L’hanno lasciata bambina, quando ci potremo rivedere sarà già una ragazzina.
Non si lamentano mai.
Ma io vedo i loro occhi più spenti.
E’ dura comunicare sempre e solo via zoom.
Ogni tanto non ci chiamiamo. Perché fa più male che bene.
Sento tante amiche arrabbiate, per la scuola, per le difficoltà dei loro figli.
Ecco, l’anno scorso ero io quella divorata dalla rabbia, ora lo sono loro.
So quanto è brutto quel nodo che ti fa sentire impotente e delusa.
E’ difficile anche per chi sta lontano non farsi prendere dall’amarezza e dalla preoccupazione.
Io a Dubai sto decisamente meglio. Abbiamo una vita.
La maggior parte dei miei amici è già vaccinata.
Insomma, viviamo in una bolla più serena.
Eppure io non lo sono mai totalmente, perché il mio cuore è con la mia famiglia in Italia.
Come posso essere felice se loro sono così in difficoltà e indifesi?
Sono convinta che tanti di noi vivono così i fatti che riguardano l’Italia.
Per quello a volte siamo più indignati o spaventati degli stessi italiani in Italia.
Ci manca il contatto diretto e quindi nella nostra testa partono film infiniti.
Zona rossa.
Non penso ad altro. Mi rimbomba nella testa. Quelle piccole conquiste quotidiane, come riuscire a tenere aperta l’attività seppure con mille precauzioni, il cappuccino, il nipote che non avrà ricordi legati alle scuole medie.
Il periodo in cui piano piano diventi indipendente, esci di casa, ti formi come persona.
Tutto è di nuovo bloccato. Sospeso. Lui ha fatto in DAD seconda e terza media. Tantissimo.
Vivere lontano da tutti loro è sempre difficile, ma in questo momento ancora di più.
Tra le amiche di fuso sono la più melodrammatica.
Tedio spesso tutte loro con queste preocupazioni, pensieri.
Mi sveglio sempre prestissimo e subito inizio con la mia sfilza di angosce nella nostra chat. Oppure, appena chiudo una telefonata con i miei, corro a raccontare loro che si stanno ammalando tutti, che hanno chiuso due attività o che il pronto soccorso resterà chiuso per tre giorni.
Perché, chiaramente, non posso farmi vedere dai miei cari così angosciata, e quindi mi sfogo con le mie amiche di fuso.
Con i miei familiari cerchiamo di scherzare, tirarci su, salvo poi chiudere ogni telefonata con la mia domanda: “Perché non venite qui?”.
Ma loro hanno troppa paura di volare. Dicono di no. E che verranno l’anno prossimo, se tutto sarà più tranquillo.
Sperano in un miglioramento.
La loro vita è lì.
I miei genitori sono persone attive, soprattutto mio padre. Un grande amante della vita sociale.
Siamo cresciute con l’abitudine che, dopo una lunga settimana di lavoro, il sabato si usciva.
Andavamo a mangiare la pizza con i loro amici.
Un gruppo di persone fantastiche.
Questa abitudine l’hanno sempre conservata.
Tranne che in questo ultimo anno.
Ieri, mia madre mi raccontava che ora al sabato si prendono la puccia dal fornaio, una piccola. Lei alla sera la riscalda fino a renderla croccante e poi aggiunge la mortadella “quella di tuo cugino, quella profumata, buona”.
La mangiano loro da soli. Al solito tavolo.
Niente più pizza con gli amici.
Al sabato ora hanno questa nuova abitudine.
E’ la loro nuova uscita.
Mi ha fatto così tenerezza questo racconto.
Zona rossa e il mio cuore batte all’impazzata.
Perché vuol dire che la situazione è grave e loro sono ancora troppo esposti a questo mostro pandemico.
E’ davvero difficile per me sapervi tutti così in difficoltà!
Avevo voglia di dirvelo.
Mimma, Dubai